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Dottorato di Ricerca XXX ciclo, riaperti i termini di iscrizione

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Rettifica al Bando di concorso per il Dottorato di Ricerca XXX ciclo. L’Università degli Studi di Palermo ha, infatti, modificato la data del bando, per titoli e colloquio, titoli prova scritta e colloquio, prorogando il termine di scadenza al 22 ottobre.

I corsi di Dottorato di Ricerca di durata triennale si articolano in corsi con borsa e senza borsa e gli eventuali posti riservati a studenti laureati all’estero con o senza borsa di studio sono 154. Per ciascuno di essi, sono specificati le tematiche di ricerca, i curricula in cui è articolato il corso (se presenti), i titoli di accesso, le modalità di selezione, le date e il luogo di svolgimento della prova, che riporta lo stesso numero del codice concorso.

Possono presentare domanda di partecipazione al concorso di ammissione al Dottorato di Ricerca, senza limitazioni di età e cittadinanza, i candidati in possesso di Diploma di laurea specialistica (D.M. n. 509/1999), Diploma di laurea magistrale (D.M. 270/2004), Diploma di laurea V.O. (vecchio ordinamento), Titolo accademico analogo conseguito all’estero, di durata almeno quadriennale, preventivamente riconosciuto dalle competenti autorità accademiche anche nell’ambito di accordi interuniversitari di cooperazione e mobilità.

Può presentare domanda di partecipazione al concorso di ammissione al Dottorato di Ricerca anche chi è già in possesso di un titolo di dottore di ricerca. In tal caso il candidato potrà essere ammesso a frequentare il corso di dottorato, previo superamento delle prove di esame, su un posto non coperto da borsa.

Per informazioni e consulenza, contattare il Settore Formazione per la Ricerca – UOB18 Dottorati di Ricerca – Tel. 091/23893139 – 091/23893123 – o collegarsi al portale Unipa.


“Piccole esplosioni scaldano la corona solare”: Unipa collabora a studio su Science

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Uno studio pubblicato il 17 ottobre 2014 su un numero speciale della rivista Science dedicato alla missione solare Usa Iris chiarisce i meccanismi di rilascio di energia magnetica che scaldano la corona solare a milioni di gradi.

Il modo in cui l’energia immagazzinata nel campo magnetico solare sia convertita in riscaldamento della corona rappresenta tuttora una delle sfide dell’Astrofisica. Secondo una teoria accreditata il campo magnetico sottoposto a forti stress dai moti fotosferici sottostanti si rilassa (riconnessione magnetica) quando lo stress supera una certa soglia e lo fa con un rapido rilascio di energia.

Le osservazioni ultraviolette di Iris mostrano piccoli punti luminosi al di sopra della superficie solare segno di brevi ma intensi impulsi di energia. Simulazioni numeriche indicano che i dettagli delle osservazioni IRIS sono spiegati bene se in queste esplosioni vengono liberati fasci di elettroni ad alta energia che vanno a urtare contro la densa atmosfera sottostante, producendo i punti luminosi.

Questi elettroni sono un segno distintivo della riconnessione magnetica.

Questo studio è stato effettuato da un team internazionale sotto la guida della dott.ssa Paola Testa dello Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, USA, dottore di ricerca presso Unipa, di cui fa parte anche il prof. Fabio Reale del Dipartimento di Fisica e Chimica di Unipa, cha da anni studia il riscaldamento della corona solare.

Assegnista Unipa vince il “Premio Pagliarani”

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ericamazzola

La dottoressa Erica Mazzola, rappresentante degli assegnisti in Senato Accademico, ha vinto il “Premio Pagliarani”, il miglior lavoro scientifico redatto da giovani ricercatori. Il prestigioso riconoscimento le è stato conferito in occasione della riunione scientifica annuale dell'Associazione italiana di Ingegneria Gestionale che si è svolta a Bologna il 16 e 17 ottobre 2014. Il lavoro dal titolo “Inter-firm network positions and new product development: the moderating role of the interlocking directorate network” è stato selezionato dal Comitato scientifico dell'AiIG tra i lavori concorrenti all'edizione 2014 del premio. Alla dottoressa Mazzola i complimenti del rettore Roberto Lagalla e della Comunità accademica di Palermo.

Su Science i risultati di un gruppo di cui fa parte assegnista di Ricerca Unipa

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Sara Bonito

Pubblicati sulla prestigiosa rivista Science (numero del 17 ottobre 2014) i risultati scientifici di punta nel campo della Fisica delle stelle giovani e della fisica del plasma, ottenuti da un gruppo di ricerca internazionale di cui fa parte anche la dott.ssa Rosaria Bonito, Assegnista di Ricerca del Dipartimento di Fisica e Chimica dell'Ateneo di Palermo, in collaborazione con INAF - Osservatorio Astronomico di Palermo. Nell'articolo sono stati studiati il meccanismo di collimazione e l'emissione in raggi X di getti stellari combinando per la prima volta i risultati di esperimenti con laser e campi magnetici intensi con simulazioni numeriche che utilizzano supercalcolatori e confrontando le predizioni teoriche con le osservazioni ottenute con il satellite della NASA Chandra. Il risultato mostra come si possano riprodurre in laboratorio le proprietà di getti da stelle giovani, spiegandone la collimazione come un effetto dovuto alla presenza del campo magnetico. Tale lavoro, nato da una collaborazione interdisciplinare, ha visto anche lo sviluppo di un dispositivo sperimentale unico recentemente brevettato. I risultati conseguiti sono il frutto delle collaborazioni internazionali da diverso tempo portate avanti dalla dott.ssa Bonito del gruppo di Astrofisica del Dipartimento.

Premiato progetto di ricercatori del Dipartimento Stebicef

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La Direzione scientifica della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica – Onlus ha assegnato un grant (38000 euro) per il progetto FFC #1/2014 dal titolo Identificazione e validazione di nuove molecole ottenute da studi computazionali e saggi biologici per il superamento di codoni di stop prematuri in cellule FC.

Il progetto è coordinato dalla dott.ssa Laura Lentini (Principal Investigator) e dalla Dott.ssa Ivana Pibiri (Partner), e coinvolge altri 5 ricercatori del Dipartimento Stebicef (Aldo Di Leonardo, Raffaele Melfi, Andrea Pace, Giampaolo Barone, Marco Tutone) e finanzia una borsa di studio di 9 mesi per un giovane laureato. Il progetto, di durata biennale, riguarda la ricerca di nuovi farmaci contro mutazioni nonsenso.

Le mutazioni nonsenso sono delle mutazioni genetiche che producono come effetto la interruzione della sintesi di specifiche proteine, questo difetto genetico comporta una serie di malattie genetiche, tra cui la Fibrosi Cistica, la Distrofia Muscolare, la retinite pigmentosa etc.

Pazienti affetti fibrosi cistica che presentano mutazioni nonsenso nel gene che codifica per una proteina transmembrana non possiedono alcuna forma di detta proteina e in generale il loro quadro clinico risulta essere grave.

Ataluren (PTC124) è una molecola proposta per il trattamento delle mutazioni nonsenso, ma possiede efficacia e meccanismo d’azione solo in parte conosciuti, inoltre la sperimentazione nei pazienti ha mostrato risultati incerti. In un precedente progetto, finanziato dalla Fondazione sulla Ricerca per la Fibrosi Cistica allo stesso Team di ricerca, sono state sintetizzate e identificate alcune molecole che sembrano mostrare una migliore attività “in vitro” rispetto a quella del PTC124. Scopo di questo progetto è implementare i dati ad oggi ottenuti ed estenderli a modelli cellulari di fibrosi cistica. Un ulteriore obiettivo è il design e la sintesi di nuove molecole che producano il superamento delle mutazioni nonsenso.

Queste molecole saranno selezionate partendo dallo screening parallelo di archivi di prodotti commerciali e non. Per la comprensione del meccanismo d’azione saranno condotti studi computazionali volti a generare dei modelli d’interazione tra i composti bioattivi sintetizzati e il loro possibile bersaglio cellulare.

Ricercatori, solo uno su 100 può smettere di essere precario

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ricercatori

Essere ricercatore nelle università italiane è, purtroppo, una scommessa sul proprio futuro a lungo termine. Perché nel momento non dà alcuna possibilità di smuoversi dalla condizione del precariato. L'Associazione Precari della Ricerca Italiana, infatti, ha diffuso dei dati che sottolineano come in Italia solo un ricercatore su cento ce la fa, mentre gli altri 99 devono o rassegnarsi all'idea di una condizione professionale instabile o preparare le valigie e trasferirsi all'estero. In pratica, nel nostro Paese, ci sono 2450 ricercatori a tempo determinato di tipo A, ovvero con un contratto con durata triennale, che si può rinnovare solo per altri due. Poi ci sono 15.237 assegnasti di ricerca di vario tipo, cioè ricercatori che si prodigano da soli per trovare dei fondi per il proprio lavoro e svolgono le proprie attività come borsisti. Anche per loro nessuna speranza di stabilizzazione. Mentre, sono soltanto 224 i ricercatori a tempo determinato di tipo B, il cui contratto dura tre anni ma che, alla scadenz, possono essere promossi a professori associati in caso di conseguimento dell'Abilitazione Scientifica Nazionale. Alla luce di ciò, l'attuale governo, tramite la legge stabilità, ha pensato di estendere il vincolo che obbliga l'università a creare un posto di lavoro da ricercatore non solo di tipo B (come voluto dall'ex ministro Profumo) ma anche di tipo A. Però, come ha commentato su "La Stampa" Luigi Maiorano, presidente dell'Apri, «nessun ateneo avrà interesse ad assumere ricercatori di tipo B che costano di più e creano problemi in fatto di organico . È inutile, quindi, che anche questo governo annunci di poter risolvere il problema dei precari. L’esito delle decisioni prese dal governo è facilmente prevedibile: avremo più promozioni di associati ad ordinari e più precariato». La statistica, dunque, è impietosa. E il futuro dei ricercatori precari italiani è sempre più incerto e orientato alla fuga all'Estero.

Ricercatori del Dipartimento SAF progettano prototipo per l’estrazione di oli di oliva di qualità

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Ricercatori Dipartimento SAF

Lo scorso 29 ottobre è stato presentato il prototipo di gramola progettato dai Ricercatori Pietro Catania e Mariangela Vallone, del settore Meccanica Agraria del Dipartimento Scienze Agrarie e Forestali, per la produzione di oli extravergini d’oliva di eccellenza. Il prototipo, in fase di brevetto, è stato realizzato nell’ambito del progetto “SICURA”, finanziato dall’Assessorato Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca Mediterranea della Regione Siciliana, responsabile scientifico il prof. Pietro Catania. Il sistema innovativo prevede il monitoraggio e il controllo in continuo dell’atmosfera nello spazio di testa della macchina per la formazione di composti responsabili del “flavour” degli oli extravergini d’oliva siciliani. Non esisteva ad oggi un sistema che consentisse di gestire in modo automatico la componente gassosa presente nello spazio di testa della gramola al fine di migliorare la qualità degli oli extravergini di oliva esaltandone le componenti fenolica e volatile. La realizzazione del prototipo contribuirà, assieme ad altri fattori importanti come la varietà, le tecniche colturali, l’indice di maturazione delle olive, i parametri di processo nell’estrazione olearia, a migliorare ulteriormente la qualità del prodotto. Le prime prove sono state realizzate in un frantoio del trapanese sulle varietà Nocellara del Belice e Cerasuola con il supporto di Salvatore Amoroso, tecnico strutturato dell’Ateneo afferente al Dipartimento SAF.

Riconoscimento in Arabia Saudita a docenti e studiosi di progettazione architettonica Unipa

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Il team di ricerca guidato dal prof. Giovanni Francesco Tuzzolino e composto dal prof. Antonino Margagliotta (appartenenti al DARCH) da giovani architetti e con la collaborazione di alcuni studenti, è stato premiato al concorso The dream of Abha indetto dal Governatorato dell’Arabia Saudita con inviti a figure e personalità del mondo scientifico (appartenenti a diverse università italiane e mediorientali) alle quali è stato riconosciuto un impegno di ricerca sull’architettura della città islamica.

La manifestazione, una delle prime di questo genere che si svolgono in area medio-orientale, è stata finalizzata alla elaborazione di idee e proposte per la definizione di spazi e architetture per la nuova città araba contemporanea.

Nel corso di un convegno internazionale e della mostra delle proposte progettuali svoltisi ad Abha (regione dell’Asir), al gruppo di ricerca dell’Università di Palermo è stata riconosciuta la competenza nel concepire la modernità del progetto in luoghi caratterizzati dal contrasto tra le grandi infrastrutture territoriali e le identità dei luoghi urbani. È stata, inoltre, evidenziata la capacità di conciliare la storia, lo spazio della città islamica e la tradizione dei luoghi con il progetto di architettura contemporaneo.


Dottoranda palermitana vince premio al “18th Annual Forum on Aging”

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Claudia Marino

Claudia Marino, studente del dottorato internazionale in Biomedicina e Neuroscienze dell’Università di Palermo premiata al "18th Annual Forum on Aging", tenuto lo scorso 2 dicembre, presso la University of Texas Medical Branch (UTMB) di Galveston, Texas, USA, il simposio annuale sull’invecchiamento, organizzato dal Sealy Center for Structural Biology and Molecular Biophysics. Durante questo convegno, dottorandi e giovani ricercatori provenienti da tutto il Texas hanno presentato le proprie attività di ricerca inerenti le patologie correlate all’invecchiamento, e i migliori sette lavori - per altrettante categorie - sono stati premiati. La dottoranda palermitana ha vinto nella categoria “Neuroscience”, per il lavoro svolto sul ruolo dell'Hsp60 nella patogenesi della malattia di Alzheimer. «La dottoressa Marino sta svolgendo parte del suo progetto di dottorato all'UTMB di Galveston, come previsto dall'accordo di internazionalizzazione del dottorato – spiega il prof. Cappello - che la porterà a conseguire il doppio titolo di PhD (italiano e americano). Inoltre questo lavoro si inserisce su un più ampio progetto di collaborazione tra ricercatori dell’Università` degli Studi di Palermo, dell’Istituto di Biofisica del CNR di Palermo e dell'UTMB».

Programma Rita Levi Montalcini, bando per giovani ricercatori

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Ricerca

Assunzioni agevolate contro la fuga di cervelli. È una delle novità del programma per giovani ricercatori intitolato a Rita Levi Montalcini. Il bando, per il 2014, è stato firmato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, e fissa anche quest’anno 24 contratti destinati ad attrarre giovani studiosi ed esperti italiani e stranieri impegnati stabilmente all’estero in attività di ricerca o didattica. Lo stanziamento è di 5 milioni di euro. Come si legge sul sito del Miur, tra le novità del bando 2014, quella di agevolare l’assunzione dei “cervelli” rientrati in Italia con l’obiettivo di garantire anche il necessario ricambio generazionale del corpo docente. Il Miur, infatti, chiederà anticipatamente agli atenei la disponibilità ad assorbire i vincitori del Programma Montalcini nel caso dovessero abilitarsi durante il periodo del contratto di ricerca. I giovani studiosi potranno così essere inquadrati nel ruolo di professori associati. Il Miur garantirà il consolidamento del finanziamento e la relativa quota di punti-organico all’ateneo. Il bando è stato inviato per la registrazione alla Corte dei Conti per essere successivamente pubblicato in Gazzetta Ufficiale e sul sito del Miur. Le domande saranno esaminate da una Commissione presieduta dal presidente della Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui) e da quattro esperti qualificati in ambito nazionale e internazionale. I vincitori potranno indicare la sede dove intendono svolgere il loro progetto di ricerca e dove saranno assunti con un contratto triennale da ricercatore di tipo B. Per l’invio delle domande, bisognerà attendere la pubblicazione del bando in Gazzetta Ufficiale. Potranno essere inoltrate per via telematica utilizzando l’apposito sito web Miur-Cineca.

Stress dei dipendenti comunali di Ficarazzi, la ricerca Unipa

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Università di Palermo

Un'indagine per verificare la presenza di eventuali fattori di stress sui dipendenti pubblici è stata condotta dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell'università degli Studi di Palermo sul Comune di Ficarazzi. La ricerca di psicologia sociale del lavoro e delle organizzazioni, redatta da dott.ssa Federica Fontana, si è concentrata su un campione di dipendenti dell'area contabile finanziaria e di quella dei servizi sociali e ha monitorato il livello di stress sugli impiegati pubblici. L'esposizione al rischio stress è stato rapportato a cinque variabili principali quali il genere, l'anzianità di servizio, la tipologia contrattuale, l'inquadramento professionale e il livello di professionalità offerta. La ricerca ha prodotto risultati interessanti in merito ai livelli di rischio stress che in entrambe le aree della macchina amministrativa, specie l'area servizi sociali, si collocano in una posizione medio-alta. Lo studio ha registrato valori troppo bassi sulle dimensioni orari e carico di lavoro. Secondo quanto stabilito dall'indagine, si registra una mole di lavoro irrisoria che procurerebbe livelli di stress alti. In sintesi, i dipendenti comunali percepirebbero un forte squilibrio psicologico, in quanto vorrebbero lavorare di più per riuscire a soddisfare le proprie aspettative professionali, sempre più elevate. Tuttavia, secondo l'indagine il comune di Ficarazzi fornisce valori medio bassi in merito alla cultura e all'organizzazione del personale e riguardo la possibilità di carriera per gli impiegati. In questo senso, dallo studio emerge un discreto disagio da parte del dipendente anche nelle dinamiche relazionali con gli altri colleghi. La ricerca ha contemplato i fattori principali da cui si evincono margini di stress preoccupanti, ossia la salute psicologica e quella fisica dei dipendenti e descrive valori nella media, sui livelli di salute psicologica e risultati leggermente sotto la media, in merito alla condizione fisica del dipendente sottoposto ai test. Secondo quanto stabilito da dott.ssa Federica Fontana, autrice dello studio, il dato sul disagio fisico è più marcato per l'area servizi sociali, maggiormente sottoposta a un'utenza problematica e merita di essere monitorato perché problemi di salute fisica possono presto mutarsi in forme di disturbo psicologico. Per il sindaco di Ficarazzi, avv. Paolo Francesco Martorana, lo studio ha rappresentato un ottimo spunto di ricerca sociale con cui misurarsi al fine di migliorare, laddove possibile, la sicurezza e la salute negli ambienti di lavoro. Non per nulla, l'amministrazione ha espresso l'intenzione di estendere la ricerca alle altre aree della macchina amministrativa. Lo stesso primo cittadino ha apprezzato il lavoro di ricerca sociale compiuto da dott.ssa Federica Fontana, a cui l'amministrazione ha donato ufficialmente un riconoscimento e precisa che monitorare periodicamente il livello di stress dei dipendenti attraverso queste ricerche sia indispensabile per assicurare al dipendente una buona qualità della vita lavorativa, secondo quanto contemplato dall'accordo europeo del 2004.

Dottore di Ricerca Unipa vince la borsa “Marie Skłodowska-Curie 2014”

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Antonino Cusumano

Il dottore di Ricerca Antonino Cusumano, che sta svolgendo un assegno di ricerca presso il Dipartimento SAF finanziato con fondi PRIN 2010/2011 di cui è responsabile scientifico il prof. Stefano Colazza, si è aggiudicato la prestigiosa borsa di studio “Marie Skłodowska-Curie” H2020-MSCA-IF-2014. Le ricerche saranno condotte per 24 mesi presso il Dipartimento di Entomologia dell’Università di Wageningen in Olanda, sotto la supervisione del prof. Marcel Dicke con la coperture finanziaria assegnata alla borsa di circa 160.000 euro. Il progetto di ricerca riguarderà lo studio delle interazioni pianta-insetto, utilizzando un approccio innovativo basato sugli organismi associati agli insetti fitofagi (Haos, i.e. Herbivore-Associated-Organisms). Infatti, gli insetti fitofagi spesso costituiscono una comunità di organismi che includono virus, batteri, funghi, parassiti e parassitoidi i quali possono avere un ruolo importante nell’espressione fenotipica dell’insetto e conseguentemente sulle interazioni dell’insetto fitofago con la pianta ospite. Tuttavia, la stragrande maggioranza degli studi sulle difese delle piante ha spesso considerato gli insetti fitofagi come organismi individuali e non come comunità di organismi, tralasciando quindi il ruolo svolto dagli Haos. In questo progetto sarà manipolata sperimentalmente la composizione degli Haoa per valutarne gli effetti sulle difese indotte dalle piante attraverso studi che riguarderanno l’espressione genica delle piante, ed effetti a cascata sui fitofagi ed i loro nemici naturali. «Queste borse supportano la formazione avanzata basata sulla mobilità internazionale – spiega il professor Stefano Colazza - e sono molto competitive e appetite da studenti di tutti i paesi europei e non. Il fatto che il dr. Cusumano abbia avuta aggiudicata una borsa per un importo rilevante, per altro con il punteggio di 92,80/100, conferma ancora una volta come gli studenti formati dall'Ateneo palermitano siano perfettamente in grado di competere sul piano internazionale, e credo che darne risalto possa essere di ulteriore stimolo a favorire una maggiore partecipazione».

Unipa mantiene il riconoscimento “HR Excellence in Research”

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L’Università di Palermo ha ottenuto e mantiene il riconoscimento "HR Excellence in Research" conferito dalla Commissione Europea nell’ambito del progetto “Human Resource strategy for Researchers” al quale l’Ateneo ha partecipato fin dall’anno 2010, unitamente ad altre istituzioni europee di ricerca e di alta formazione. Il processo di valutazione documenta e misura l’impegno ed il successo delle Istituzioni accademiche nel raggiungimento di significativi ed individuati obiettivi a supporto della carriera dei ricercatori e dello sviluppo delle politiche di ricerca ed innovazione. Il riconoscimento è conferito a quanti, con approccio "bottom-up", abbiano promosso azioni e raggiunto obiettivi in linea con i principi della Raccomandazione della Commissione Europea sulla Carta Europea dei Ricercatori e codice di condotta per la loro assunzione. Il progetto prevedeva cinque fasi, l’ultima delle quali è consistita nella valutazione on site da parte di Revisori esterni, nominati ed inviati dalla Commissione Europea. La valutazione che si è svolta nel giugno del 2014, ha dato esito positivo ed ha portato alla redazione di un apposito report, sulla base delle interviste realizzate e della documentazione fornita dal gruppo coordinato dalla prof.ssa Riva Sanseverino, con l’assistenza degli uffici amministrativi dell’Ateneo. “È evidente come l’importante riconoscimento premi gli sforzi collegialmente prodotti in questi anni di intenso lavoro – dichiara con soddisfazione il rettore Roberto Lagalla – e possa, altresì, costituire un significativo stimolo per il nuovo governo accademico, che di insedierà nel novembre di quest’anno. Da ultimo, ma non per ultimo, mi corre l’obbligo di esprimere un sentito ringraziamento al gruppo di lavoro che ha puntualmente seguito l’iniziativa, coordinato dalla prof.ssa Eleonora Riva Sanseverino».

Dottorato Internazionale in Fisica applicata: tre studenti conseguono il titolo di dottore di Ricerca

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Altri tre studenti del Dottorato internazionale di Ricerca in Fisica Applicata hanno conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Fisica Applicata il 13 marzo 2015. Il Dottorato internazionale in Fisica Applicata coinvolge oltre all’Università di Palermo, l’Università di Stato N. I. Lobachevsky di Nizhny Novgorod (Russia) e l'Università di Stato Lomonosov di Mosca (Russia) ed è coordinato dal prof. Bernardo Spagnolo. In particolare la dottoranda russa Anna S. Zaitseva ha conseguito il doppio titolo, avendo già conseguito il titolo di “Candidate of Science” in Scienze Fisiche e Matematiche presso l’Università di N. Novgorod, discutendo in lingua inglese una tesi dal titolo Electrodynamic Theory of Metal Antennas in the presence of Magnetized Plasma Structures. I due dottorandi italiani, Claudio Guarcello, che ha discusso una tesi in inglese dal titolo “Noisy Dynamics in Long and Short Josephson Junctions” e Luca Magazzù, che ha discusso una tesi in inglese dal titolo Dissipative Dynamics of Multistate Quantum Systems in the Weak to Strong Damping Regime insieme con la dottoranda russa Anna S. Zaitseva hanno superato brillantemente gli esami e i seminari previsti dal piano formativo. La Commissione per gli esami finali di dottorato internazionale, composta da tre docenti italiani, il professor Angelo Vulpiani dell'Università di Roma “La Sapienza”, il professor Fabio Marchesoni dell'Università di Camerino, il professor Salvatore Miccichè dell'Università di Palermo e dal professor Sergei Nikolayevich Gurbatov dell’Università di Stato N. I. Lobachevsky di Nizhny Novgorod (Russia), ha giudicato “eccellenti” le tesi dottorali dei tre candidati suddetti. Alla discussione della tesi è seguita la cerimonia di assegnazione del titolo di dottore di Ricerca in Fisica Applicata.

Eiaculazione precoce, importante scoperta da parte di professore Unipa

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eiaculazione precoce

Il professore e urologo Carlo Pavone dell'Università degli Studi di Palermo ha coordinato uno studio sull'eiaculazione precoce, i cui risultati sono stati diffusi durante un congresso Eau 2015, in corso a Madrid. In estrema sintesi, è stato appurato che il 17% degli italiani (ovvero 5 milioni di persone) soffre di questo disturbo sessuale. Gli esperti hanno spiegato che il problema dell'eiaculazione precoce, nella maggior parte dei casi, è di tipo "primario", che si manifesta fin dall'adolescenza e può essere superato anche con i farmaci. Ma lo studio presentato con un poster al congresso di Madrid, coordinato, come detto, dal professore Pavone, ha evidenziato il ruolo importante che può avere la psicoterapia. Infatti, attraverso una ricerca eseguita su 150 pazienti tra 18 e 70 anni, nel corso di 20 settimane, è stato appurato che nel caso della terapia con soli farmaci il tempo di eiaculazione è passato da 79,75 a 203 secondi, con la sola psicoterapia da 75 a 323 mentre l'unione delle due da 74,3 a 600. In sintesi, dunque, per arginare il problema, i maschi devono unire un percorso psicologico all'assunzione di un farmaco ad hoc.

Ricerca di Harvard: “il latte aumenta il rischio di cancro”

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Latte

Da piccoli beviamo il latte per nutrirci, come del resto fanno tutti i cuccioli di mammiferi. Ma, poi, siamo gli unici che continuiamo ad assumerlo anche da adulti. Ed è proprio da questa banale considerazione che si scatenano le discussioni sul latte: fa bene o fa male? La prestigiosa università americana di Harvard ha pubblicato una guida per una sana alimentazione che offre consigli nutrizionali sugli alimenti che dovrebbero comporre una dieta con poco latte. I ricercatori della Scuola di sanità pubblica presso l'università ha scoperto che un alto consumo di prodotti lattiero-caseari sono associati ad un aumento del rischio di cancro alla prostata e alle ovaie. Oltre l'allarme circa i rischi di sviluppare il cancro gli esperti hanno, inoltre, sottolineato la probabilità, tra molte altre, di sviluppare vari tipi di allergie, digestive, metaboliche, problemi alle ossa e alle articolazioni. I benefici nutrizionali del latte (calcio, ferro, proteine, etc.) sono necessari per gli esseri umani, ma non nella quantità che fornisce il latte se consumato in più di due dosi. Quindi i consumi, secondo la guida nutrizionale dell'università Harvard, deve essere inferiore a due bicchieri al giorno. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, «il latte è l'alimento più discusso. Tra i pro condivisi dalla comunità scientifica c'è il fatto che il latte stimola i fattori di crescita, ottimo quindi nei bambini. Alcune ricerche, che non mettono però d'accordo tutti, individuano tra i fattori negativi un legame diretto tra l'assunzione di latticini e l'insorgere di tumori. Però a mio avviso il latte non va completamente demonizzato, anche perché esistono altri ingredienti molto più dannosi come l'olio di palma, che sono invece contenuti in moltissimi cibi. Insomma, consumiamo latte, sì, ma non tutti i giorni». Foto libera da qui

Due ricerche Unipa sulla rivista Nature Scientific Reports

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Gruppo di Anatomia

Nel mese di marzo due contributi scientifici di ricercatori di Anatomia Umana del Dipartimento Bionec (Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze Cliniche) dell’Università di Palermo sono stati pubblicati nella rivista del gruppo Nature Scientific Reports Neuroscienze. Il primo lavoro, svolto in collaborazione con colleghi del Royal Free Hospital di Londra, U.K., dell’University Hospitals of Lovanio, Belgio, dell’Irccs "Casa Sollievo della Sofferenza" di S. Giovanni Rotondo e dell’Istituto Euro-Mediterraneo di Scienza e Tecnologia (IEMEST) di Palermo, ha avuto come oggetto lo studio del ruolo delle cellule stellate del fegato nella patogenesi della steatoepatite non alcolica, una patologia molto diffusa che può portare allo sviluppo del cancro epatico. Nel secondo lavoro, in collaborazione con ricercatori dell’University of Maryland di Baltimora, USA, dell’University of Cardiff, U.K., dell’Università di Malta, dell’Irccs “Neuromed” di Isernia, dello Iemest di Palermo e dell’Università di Foggia, viene descritto il ruolo dello stress ippocampale nell’epilessia e viene proposta una proteina da stress (chaperonina) come markers di malattia. Il professor Francesco Cappello, co-autore di entrambi gli studi, e il prof. Giovanni Zummo, Direttore del Dipartimento Bionec, esprimono compiacimento per questi due importanti contributi che testimoniano la costante crescita del gruppo di ricercatori di Anatomia Umana di Palermo.

Ricerca Unipa pubblicata su Nature Communications

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Cupane e Levantino

Pubblicata sulla rivista internazionale Nature Communications una ricerca condotta dai professori Matteo Levantino, Grazia Cottone e Antonio Cupane del Dipartimento di Fisica e Chimica dell’Università di Palermo in collaborazione con il dottor Marco Cammarata (Université de Rennes I), il dottor Giorgio Schirò (Institut de Biologie Structurale di Grenoble) e il team sperimentale del Linac Coherent Light Source (LCLS, SLAC National Accelerator Laboratory, USA). Gli esperimenti sono stati effettuati presso il free-electron laser di San Francisco, il primo strumento al mondo in grado di generare impulsi di raggi X sufficientemente intensi e brevi da poter seguire il moto di atomi e molecole in tempo reale. I ricercatori hanno utilizzato la luce prodotta dal free-electron laser per seguire i cambiamenti conformazionali della mioglobina indotti da fotoeccitazione. La mioglobina è una proteina monomerica in grado di legare in maniera reversibile piccole molecole come l’ossigeno molecolare o il monossido di carbonio. È uno dei sistemi modello più utilizzati negli studi a carattere biofisico mirati a comprendere la dinamica delle proteine e le peculiarità dei moti che consentono alle proteine di riarrangiare la propria struttura tridimensionale in risposta ad uno stimolo esterno. Negli anni ‘80 il gruppo del professor Hans Frauenfelder propose un modello secondo il quale piccole modificazioni strutturali locali, come la rottura di un legame al livello del sito attivo di una proteina, possono innescare la propagazione di una perturbazione dal sito attivo alla struttura globale della proteina. Questo modello fu chiamato “proteinquake” per sottolineare come tale propagazione è simile a quella che caratterizza i terremoti (“earthquakes”). Un importante aspetto di questo modello è che esso prevedeva che la propagazione strutturale dovesse avvenire in una scala temporale estremamente breve: inferiore ad 1 nanosecondo (10-9 s). Gli esperimenti descritti nell’articolo appena pubblicato su Nature Communications sono la prima evidenza sperimentale diretta della validità dell’ipotesi di “proteinquake” per la mioglobina. I dati mostrano come la struttura tridimensionale della mioglobina sia in grado di rispondere alla rottura fotoindotta del legame fra proteina e ligando nella scala dei picosecondi (10-12 s). Le porzioni più interne della catena polipeptidica si allontano dal sito attivo e determinano successivamente un aumento del volume della proteina. Nella stessa scala temporale, prima che i meccanismi di smorzamento e/o “dephasing” diventino preponderanti, la struttura globale della mioglobina è in grado di oscillare in maniera elastica attivando un modo vibrazionale collettivo a bassa frequenza (~10 cm-1) spesso descritto nella letteratura scientifica come “modo respiratorio”. La rilevanza del lavoro, oltre ai risultati specifici ottenuti nel caso del sistema modello mioglobina, sta nell’aver dimostrato che studi strutturali su scale temporali ultrarapide possono permettere di osservare in maniera diretta che il moto delle proteine avviene attraverso passi elementari nella scala temporale dei picosecondi.

Mieloma multiplo, la ricerca della sezione di “Biologia e Genetica”

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Gruppo Biologia e genetica

Pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale “Oncotarget”, una ricerca – condotta da un gruppo di ricercatori della Sezione di “Biologia e Genetica” del Dipartimento di Biopatologia e Biotecnologie Mediche (DiBiMed) di Palermo che potrebbe dare origine a nuove terapie contro il Mieloma multiplo, una neoplasia che produce lesioni e distruzioni ossee. Infatti con il coordinamento del professor Riccardo Alessandro, i ricercatori Lavinia Raimondi, Angela De Luca, Simona Taverna, Daniele Bellavia, Flores Naselli, Simona Fontana, Odessa Schillaci, e Giacomo De Leo, hanno pubblicato i risultati di una ricerca sul ruolo degli esosomi, rilasciati dalle cellule di Mieloma Multiplo, nella formazione di lesioni osteolitiche. Gli esosomi sono vescicole di membrana, rilasciate nel mezzo extracellulare, coinvolti nei meccanismi di comunicazione intercellulare e che risulterebbero coinvolti nelle lesioni indotte dal Mieloma. La ricerca transdisciplinare è stata svolta in collaborazione con Roberto Giardino, Milena Fini e Gianluca Giavaresi dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, con Mauro Manno e Samuele Raccosta dell’Istituto di Biofisica del CNR di Palermo, con Nicola Amodio e Pierfrancesco Tassone dell’Università Magna Grecia di Catanzaro e con Alessandra Santoro dell’Ospedale Cervello-Villa Sofia di Palermo. Il Mieloma Multiplo è una neoplasia delle plasmacellule, una fondamentale popolazione cellulare del nostro sistema immunitario coinvolta nella produzione degli anticorpi. La malattia interessa, prevalentemente, soggetti adulti con un’incidenza media di 8 casi su 100.000. Una delle peculiarità del Mieloma Multiplo è la tendenza a formare lesioni osteolitiche diffuse che determinano ipercalcemia, fratture e dolore acuto, compromettendo notevolmente la qualità di vita del paziente fino a determinarne la morte. Negli ultimi anni, le indagini sulla biologia dei tumori hanno condotto ad attribuire sempre maggiore importanza alla comunicazione tra le cellule neoplastiche e l’ospite. In proposito, è ormai noto che il midollo osseo costituisce un network dinamico di fattori di crescita, citochine e cellule stromali che rendono permissivo l’ambiente sia per il differenziamento delle cellule staminali ematopoietiche sia, durante la progressione neoplastica, per la colonizzazione delle cellule metastatiche. Il gruppo di ricerca ha dimostrato un ruolo degli esosomi, rilasciati dalle cellule di Mieloma Multiplo, nell’induzione del differenziamento di cellule presenti nel midollo osseo in osteoclasti; quest’ultimo rappresenta il citotipo responsabile della degradazione della matrice ossea e quindi della lesione osteolitica. Lo studio dimostra che gli esosomi, rilasciati dalle cellule di Mieloma Multiplo, trasportano molecole che alterano il normale turnover che fisiologicamente caratterizza il rimodellamento osseo determinando l’erosione della matrice dell’osso. La comprensione del meccanismo di comunicazione tra le cellule del Mieloma Multiplo e quelle del microambiente può aprire la strada a nuove terapie capaci di bloccare, selettivamente, l’attivazione delle cellule responsabili delle lesioni osteolitiche caratteristiche della neoplasia.

Nasce il Chab, Centro unico al mondo per le Biotecnologie per la salute umana

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chab

Il suo nome è Chab, sigla che sta per Center for Human Health Advanced Biotechnologies. Un nome che nasconde una scommessa sulle biotecnologie per la salute che ha portato alla creazione a Palermo, di un centro unico al mondo in grado di fornire servizi d’eccellenza al settore pubblico e privato. Il Centro, nato grazie alla concessione di un finanziamento europeo da 29 milioni di euro, è costituito da quattro laboratori integrati nei quali diverse competenze (di biotecnologi, chimici, fisici, ingegneri, medici, matematici) operano insieme per produrre conoscenze di elevato valore tecnologico, e quindi generare dei prodotti altamente competitivi per il mercato nazionale e internazionale. La complessità della struttura e le apparecchiature di cui è fornito fanno sì che il Chab riesca a offrire all’esterno, tra i pochi Centri al mondo, la possibilità di una “filiera” che va dalla sintesi dei materiali biotecnologici fino ai test in vivo. Al traguardo la sede in viale delle Scienze, 2500 metri quadrati, con 100 apparecchiature, 30 operatori, 3 macroaree in cui sono racchiusi 12 laboratori. I lavori sul padiglione saranno completati a luglio, il Centro sarà pienamente in attività a dicembre. Oggi la presentazione, con il rettore Roberto Lagalla; il responsabile scientifico del progetto Giulio Ghersi; i responsabili di alcuni laboratori di eccellenza: Gaetano Giammona (macro-area di materiali biocompatibili), Salvatore Feo (macro-area di biotecnologie cellulari e molecolari); Vincenzo Cavalieri (macro-area di analisi in vivo); Bruno Giuseppe Pignataro (apparecchiature speciali avanzate). «Il Centro – spiega Ghersi, che ha maturato il progetto dopo una lunga esperienza negli Stati Uniti - permette il superamento dei limiti che ricercatori e industrie hanno finora scontato nello sviluppare le proprie competenze fino allo stadio applicativo, permettendo loro di diventare più competitivi in Europa e nel mondo occidentale e fortemente attrattivi per l’intero bacino del Mediterraneo». «L’Università di Palermo – dice Lagalla – ha saputo intercettare grazie alla qualità della sua ricerca 180 milioni di euro nella progettualità 2007-2013, il Chab è uno dei progetti di maggiore peso». I dodici laboratori del Chab sono compresi nelle tre macro-aree. La macro-area di Materiali biocompatibili offre servizi relativi alla sintesi, lo sviluppo, l’analisi, la validazione, i trattamenti di materiali per le biotecnologie della salute umana, da quelli protesici a quelli per la rigenerazione tessutale a quelli per il rilascio dei farmaci. La macro-area di Biotecnologie cellulari e molecolari opera nella produzione e la propagazione di colture cellulari primarie e staminali, nell’analisi su larga scala di Dna, Rna e proteine, nel bioimaging molecolare. La macro-area integrato di analisi “in vivo” con stabulario con piccoli animali e zebrafish consente test su farmaci, biomateriali, biomarcatori e radio farmaci, analisi funzionali per produzione di colture primarie da organismi transgenici e analisi di imaging 3D sia tramite NMR che luminescenza, fluorescenza e raggi X. Il Chab si rivolge a imprese di materiali, protesi e supporti biomedicali; a centri di ricerca e innovazione sulla salute umana; a centri che svolgono attività di biosensoristica e di biomateriali; a centri di bio-tech; a strutture ospedaliere, laboratori farmaceutici, centri di analisi. Ed è in grado di offrire servizi abbattendo i costi di circa il 30 per cento rispetto ai competitors europei e mondiali. (Foto di Igor Petyx)
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